Non so se nei vostri sopralluoghi avete mai notato lo stato di fatto delle bombole di Acetilene utilizzate per la saldo brasatura o il taglio di metalli. Negli ultimi anni personalmente ne ho trovate centinaia dell’epoca di Cartagine. La più vecchia addirittura aveva la prima punzonatura del 1940, poi seguono un certo numero del 1960, molto raramente vedo bombole recenti.

Tipico deposito di bombole “cartaginesi”

Di solito le bombole "cartaginesi" si riconosco subito, sono blocchi di ruggine con i colori del secolo scorso.  Le bombole di Acetilene vanno  revisionate ogni dieci anni perché sono molto pericolose. L’Acetilene infatti può esplodere anche in assenza di Ossigeno per decomposizione in Idrogeno e Carbonio ovvero basta un urto intenso o una temperatura elevata per innescarlo. Per questo motivo all’interno delle bombole viene inserita una massa porosa con una miscela di Acetone , di solito in fibra di vetro (Amianto nel passato) , per limitare questo tragico effetto di decomposizione. La reazione di decomposizione produce i seguenti effetti: 

  • Un rapido, incontrollato e violento sviluppo di calore (aumento di temperatura), che favorisce ancora di più la decomposizione portando ad un processo a catena che si estende alle molecole non ancora coinvolte.
  • Un forte aumento di pressione che può portare fino all’esplosione del recipiente che contiene l’Acetilene, con possibili effetti distruttivi. 

Quindi la massa porosa ha una grande importanza a favore della sicurezza e bisogna essere certi della sua revisione o controllo.

Un’altra caratteristica delle bombole “cartaginesi” sono le filettature arrugginite.

La filettatura arrugginita implica una riduzione dello spessore e quindi una minore  tenuta della valvola qui risolto con un po' di Teflon polverizzato...

Personalmente penso che le bombole delle foto, benché siano garantite dal bollino giallo , data di nascita 1960, non sono mai state revisionate. Su una bombola di questo genere  mi viene il dubbio che la massa porosa , dopo 63 anni, non sia più presente. La mancanza della massa porosa  implica che in caso di urto o caduta la bombola potrebbe esplodere.

Lavorando in tutta Italia posso garantire che è un usanza molto diffusa e non locale e che è molto facile trovare le bombole “cartaginesi” anche nelle aziende più virtuose.

Per questi motivi vi ricordo le seguenti misure di prevenzione:

  • Le bombole di Acetilene vanno revisionate ogni dieci anni. Richiedere la documentazione scritta dell’avvenuta verifica in particolare quando vi consegnano dei blocchi di ruggine.
  • Le bombole di Acetilene vanno protette dai raggi solari (decomposizione termica).
  • Le bombole di Acetilene vanno legate con catenella o mezzi equivalenti per prevenirne la caduta.
  • Le bombole vanno tenute sempre verticali e non fatte rotolare in nessun modo.
  • Utilizzare solo cannelli di saldatura a norme di legge, muniti di un dispositivo che impedisca il ritorno di fiamma e l’ingresso di ossigeno o aria nella tubazione dell’Acetilene.
  • Non tenere depositi di acetilene in ambienti chiusi o sotterranei.

Bisognerebbe inoltre prestare attenzione anche alle bombole di Ossigeno, anche in questo caso si trovano bombole imbarazzanti.

Bombola di Ossigeno "Cartaginese"

Una forte con­cen­trazione (> 25 %) di ossigeno può provo­care com­bus­tioni spon­ta­nee , può accel­er­are le com­bus­tioni già in atto e pro­durre esplo­sioni . Questo è vero anche per com­posti molto ric­chi di ossigeno come clo­rati , per­clo­rati dicro­mati , acqua ossi­genata , ecc. L’ossigeno puro infatti è un poten­tis­simo com­bu­rente ; ciò fa sì che, in pre­senza di atmos­fere pesan­te­mente sovra ossi­genate (oltre al 25%), basta un innesco anche blando per scatenare un incen­dio molto dif­fi­cile da domare.

Non solo, con la sovra ossi­ge­nazione abbi­amo un aumento della veloc­ità di com­bus­tione fino a giun­gere all’esplosione, allarga­mento del campo di infi­amma­bil­ità e dimin­uzione della tem­per­atura di ignizione; per esem­pio la tem­per­atura di ignizione della carta scende da 240°C a 180°C, quella del cotone da 250°C a 180°C e il PVC da 315°C a 200°C.

Quando si maneg­gia ossigeno puro com­presso, per evitare il ris­chio di com­bus­tioni o esplo­sioni, è nec­es­sario uti­liz­zare attrez­za­ture cosid­dette ossigeno com­pat­i­bili o pulite per ossigeno cioè pulite accu­rata­mente da ogni trac­cia di grassi e olii . Perdite di ossigeno da bom­bole si pos­sono strat­i­fi­care in basso essendo più pesante dell’aria ( raf­fred­da­mento dovuto alla fuo­rius­cita dalla bom­bola) cre­ando delle zone peri­colose in tombini, fosse e avval­la­menti. L’ossigeno è fra i com­po­nenti più aggres­sivi e tossici esistenti in natura. Tale sua carat­ter­is­tica deriva dalla sua insta­bil­ità che lo porta ad essere vio­len­te­mente ten­dente a legarsi a quasi tutti i composti.

Pre­cauzioni e con­sigli per l’uso sicuro dell’ossigeno

  • Con­trol­lare che non vi siano perdite nelle tubazioni e nei rac­cordi ed elim­inare subito le fughe. Quando l’Ossigeno esce da una bom­bola risulta più pesante dell’aria e può con­cen­trarsi nelle zone basse come fosse, cuni­coli, scant­i­nati, ecc.;
  • Pro­teggere le tubazioni flessibili ed i rac­cordi da strappi o schiacciamenti;
  • Fare eseguire i lavori di manuten­zione a per­son­ale esperto;
  • Chi­ud­ere dopo l’uso sem­pre il rubi­netto sulla bombola;
  • Le bom­bole devono essere sem­pre messe in un luogo pro­tetto in modo che non pos­sano cadere e pro­tette dagli urti;
  • Non usare alcun tipo di olio o di grasso sulle bom­bole e su tutti gli stru­menti che sono a con­tatto con l’ossigeno;
  • Le bom­bole di ossigeno non devono essere esposte a tem­per­a­ture elevate;
  • Non per­me­t­tere che si fumi vicino alle attrez­za­ture per la som­min­is­trazione di ossigeno e non usate l’ossigeno vicino a fiamme libere;
  • Aer­are i locali ove è pre­sente una alta con­cen­trazione di ossigeno;
  • Usare solo attrez­za­ture stu­di­ate e con­cepite per essere usate con l’ossigeno. Non tentare mai di adattare una qual­si­asi altra attrez­zatura che non sia costru­ita per questo uso;
  • Assi­cu­rat­evi che le sedi per la rubi­net­te­ria e le guarnizioni per l’ossigeno siano in buone con­dizioni, e real­iz­zate con mate­ri­ali com­pat­i­bili con l’uso dell’ossigeno (teflon ).

Dott. Fisico Giovanni Gavelli & Partners

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