Il danno viene definito come effetto possibile causato dall’esposizione al fattore di rischio. La stima degli effetti di una esplosione, quantificabili nella perdita di vite umane e nei danni arrecati e tiene conto dei possibili effetti dei seguenti fattori:

  • fiamme;
  • radiazione termica;
  • onde di pressione;
  • detriti vaganti;
  • emissione pericolose di materiali.

Il danno è strettamente legato alla tipologia dell’ambiente ed alla presenza o meno di persone all’interno e/o nell’intorno della zona con pericolo d’esplosione (area di danno). Si ipotizza che il danno maggiore, in caso di esplosione, consista nella perdita di vite umane e/o lesioni gravi e gravissime. Il danno conseguente ad una esplosione viene considerato maggiore all’interno di un ambiente confinato, in quanto i possibili effetti dei fattori precedentemente citati saranno maggiori rispetto ad una analoga esplosione in ambiente aperto. La possibilità di danni a persone o strutture è definita sulla base del superamento dei valori di soglia specificata nella successiva tabella. Il criterio per la definizione della stessa tabella tiene conto delle Linee Guida Nazionali per la Pianificazione dell’Emergenza Esterna, D.P.C.M. 25/2/2005 e D.M. 9/5/2001, tale per cui la distanza rappresentativa di danno per le persone è quella a cui corrisponde una sovra pressione di picco di 0,07 bar.

 

Valori di Soglia

Scenario incidentale

Elevata letalità

Inizio letalità

Lesioni irreversibili

Lesioni reversibili

Danni alle strutture/Effetto domino

Spazi chiusi

Spazi aperti

Sovra pressione di picco

0,3 bar

0,6 bar

0,14 bar

0,07 bar

0,03 bar

0,3 bar

 

Il metodo per la valutazione del danno mira, quindi, a determinare una distanza per cui un’esplosione può provocare effetti negativi (per convenzione associati al superamento della soglia di sovra pressione pari a 0,07 bar). La distanza di danno stimata viene calcolata tramite la formula:

dd = f*V1/3

in cui:

  • dd è la distanza di danno stimata in metri;
  • f è un coefficiente adimensionale che tiene conto delle condizioni ambientali e della sostanza che provoca l’atmosfera esplosiva;
  • V è il volume pericoloso dell’atmosfera esplosiva, in metri cubi.

La pressione massima di esplosione Pmax raggiungibile a seguito dell’innesco della miscela infiammabile; ed è quindi una caratteristica intrinseca della sostanza che può formare l’atmosfera esplosiva. Nello specifico si possono presentare tre casi:

  • nube completamente confinata: nube in apparecchiatura o ambiente chiuso oppure presenza nella nube di ostacoli ravvicinati, ossia con una frazione di ostacoli superiore al 30% ed una distanza tra gli ostacoli inferiore ai 3 metri;
  • nube parzialmente confinata: nube a contatto con 2 o più pareti/barriere oppure presenza di ostacoli all’interno della nube, ma con una frazione di ingombro inferiore al 30% e/o una distanza tra gli ostacoli superiore ai 3 metri;
  • nube non confinata: assenza di pareti (tranne il terreno) e di ostacoli.

f è quindi definibile tramite le seguenti formule:

Coefficiente f

Nube completamente confinata

f = 10^ [[Log (Pmax)] /1,19 + 0,33]

Nube parzialmente confinata

f = 10^ [[Log (Pmax)] /1,09 - 0,33]

Nube non confinata

f = 10^ [[Log (Pmax)] /0,98 - 1,48]